Piscine Italiane Unite: lettera aperta

AssoNuoto aderisce al comunicato che di seguito pubblichiamo:

Alle Istituzioni

All’Italia Sportiva

Agli Italiani che non possono accedere alle Piscine Pubbliche

Il presidente della FIN Paolo Barelli si dice preoccupato per le prossime Olimpiadi.

Se questo è in piena coerenza con il suo ruolo istituzionale, dato che lo scopo delle federazioni sportive è proprio la selezione degli atleti da far competere ai massimi livelli, dal momento che Barelli vive ai vertici federali da decenni, conosce molto bene le problematiche di chi gestisce una piscina (impianti di grandi dimensioni, costi elevatissimi, necessità di personale qualificato ed in gran numero, condizioni di gestione diverse, contributi, solo per alcuni ecc.) ben diversa da palestre, centri fitness e la maggior parte degli impianti sportivi. 

La scelta di includere i piccoli della propaganda tra gli atleti di interesse nazionale, di “tesserare tutti e tutto” non ha permesso neanche lontanamente di coprire le spese di gestione ed apertura. Invece ha creato uno spaccamento tra gestori “buoni” che hanno tenuto aperto (in netto contrasto con quanto previsto dai DPCM: allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus…) e “cattivi” che hanno chiuso (“egoisticamente” secondo alcuni genitori aggressivi). In realtà ha separato i gestori “furbi”, magari quelli che ottengono i contributi in conto gestione, da quelli “onesti”.

Questa scelta ha avuto come ulteriore conseguenza separare i frequentatori di piscina in nuotatori di serie A e di serie B, quelli che in piscina ci vanno per il piacere, la salute, la prevenzione, un corretto stile di vita. Così il mondo delle piscine si trova ulteriormente diviso, incapace e impotente nel difendere in modo compatto sue legittime istanze.

Infine una disparità di trattamento nei confronti dei collaboratori con “regali” ad alcune categorie ed “elemosina” per altre, sperperando risorse di Sport e Salute che potevano essere veicolate in maniera più puntuale ed efficace al fine di far sopravvivere le società. Non ci sarà alcuna attività sportiva ed agonistica senza le società ed i gestori.

L’attività in acqua è unica, e l’attività fisica fatta bene migliora la salute e le difese immunitarie. 

L’operato di chi ci governa è stato, nei confronti delle piscine, particolarmente penalizzante.

Prima obbligo di protocolli molto rigidi, giustamente, a seguire il Presidente del Consiglio ha dato un ultimatum di chiusura, successivamente controlli a tappeto affidati addirittura ai NAS investendo di cattiva luce il settore, con nessuna irregolarità. Presa di posizione chiara del Presidente della Federazione Medico Sportiva a favore delle piscine e la pubblicazione di ben due protocolli integrativi di norme da rispettare. Al termine di quella settimana carica di ansie e vuota di iscrizioni la decisione di far chiudere piscine e palestre. 

Chiudere una piscina e farla ripartire non è come accendere o spegnere una lampadina, non è una palestra o altro impianto sportivo.

Macchinari complessi e pompe, circuiti d’acqua finalizzati, sistemi sofisticati di misurazione e controllo, prodotti chimici molto aggressivi, cubature enormi di aria da scaldare e tonnellate di acqua calda. Chiudere significa mettere in atto una serie di procedure che garantiscano una minima ventilazione dell’aria, una minima circolazione e disinfezione dell’acqua. Risultato i consumi e di conseguenza i costi non sono a zero. 

Le misure di sostegno, i contributi previsti, ammesso che vengano effettivamente erogati, sono irrisori, ridicoli, inutili al sostegno di chi gestisce. Chi lavora nello sport veramente lo fa per passione, non è un tipo di attività che gonfia il portafoglio, è un lavoro pesantissimo che riempie il cuore!

Il dramma vero è che più la chiusura si protrae, più alta sarà la percentuale di piscine che non riapriranno e che, rimanendo chiuse, deperiranno assai velocemente, con danno anche al patrimonio impiantistico sportivo nazionale già in sofferenza.

Le istanze dei gestori sono semplici e chiare, ma sembrano non interessare a nessuno:

  • Misure di sostegno a fondo perduto, almeno il 50% dei mancati ricavi per tutti i mesi di chiusura
  • Credito d’imposta 100% sui costi sostenuti ad impianto chiuso
  • Misure di accesso al credito automatico e garantito al 100%;
  • Proroga convenzioni e contratti di locazione per almeno 10 anni.
  • Ecobonus 110% allargato a qualsiasi intervento sugli impianti sportivi

PISCINE ITALIANE UNITE! P.I.U.’